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UFC, Valentina Shevchenko: il proiettile kirghiso futura GOAT delle MMA femminili

UFC Valentina Shevchenko

Per alcuni le arti marziali sono un passatempo, un hobby o uno svago. Nella nostra famiglia le arti marziali sono una tradizione, una filosofia. Un modo di vivere, pensare e agire. Un approccio alla vita di tutti i giorni.

No, non stiamo assistendo al celebre monologo del film L’Ultimo Samurai, quando l’Imperatore Katsumoto erudisce un frastornato Tom Cruise, sul vero significato del Bushido. A pronunciare queste parole è la Supergirl delle MMA. La numero 11 del ranking PfP e attuale Campionessa del mondo dei Pesi Mosca UFC, Valentina Shevchenko.

Bullet (è il soprannome datogli dal suo allenatore per la sua velocità nel muoversi sul ring) nasce il 7 Marzo 1988 nell’aspro territorio del Kirghizistan, un paese centrale dell’Asia appartenente all’ex Unione Sovietica.

Tra i ghiacciai perenni e il caratteristico groviglio di fiumi e montagne della regione, il destino di Valentina sembra segnato fin dalla nascita. Figlia d’arte (la madre Elena è cintura nera terzo Dan di Taekwondo e attuale Presidentessa della Federazione Nazionale di Muay Thai del Kirghizistan), inizia ad allenarsi nelle arti marziali all’età di 5 anni insieme alla sorella maggiore Antonina, anch’essa sotto contratto con la UFC nella categoria dei Pesi Mosca. Innamorata della arti marziali, si affida ben presto alla fondamentale guida del maestro Pavel Fedotov. L’incontro con l’allenatore russo si rivelerà immediatamente una carta vincente che porterà Valentina a vincere per la prima volta il campionato del mondo di Muay Thai nel 2003. Negli anni successivi, la Shevchenko demolisce praticamente tutto ciò che incontra sul ring, vincendo numerosi campionati mondiali e sconfiggendo per ben tre volte una giovane ma agguerrita Joanna Jędrzejczyk.

Avendo vinto praticamente tutto quel che c’era da vincere nella Muay Thai e nella Kickboxing, la Shevchenko decide contestualmente di ampliare le proprie conoscenze nella lotta e concentrarsi sulle MMA. La sua passione per i viaggi e l’approccio filosofico di Pavel alle arti marziali, la portano ad esplorare un territorio del tutto nuovo per lei. Trasferitasi in Perù, trova nella regione sudamericana, nuova linfa per la sua passione: col popolo peruviano è infatti amore a prima vista e la lottatrice decide di stabilirsi in pianta stabile a Lima, tanto da richiederne e ottenerne la cittadinanza.

È allora che un incontro inaspettato le cambia radicalmente la vita. Dana White, presidente della UFC, è in città per ampliare il roster della propria federazione e la performance della Shevchenko è tale da garantirle immediatamente un contratto con la promotion statunitense. Il debutto avviene il 19 Dicembre 2015. Germaine de Randamie si infortuna e Dana White cerca una sostituta che voglia affrontare in short-notice Sara Kaufman. È l’occasione che Valentina aspettava: si trasferisce a Bali per preparare al meglio l’incontro e, in due sole settimane, riesce nell’impresa di entrare nell’ottagono e sconfiggere ai punti la statunitense. L’effimero sapore della vittoria è però breve; e svanisce quando Valentina incontra per la prima volta Amanda Nunes. Il match è piuttosto equilibrato ma, alla fine della contesa, è la brasiliana a prevalere per decisione unanime.

La Shevchenko non si perde d’animo e, nei seguenti due match, dà sfoggio delle sue abilità nelle MMA e della sua solidità mentale. Prima dell’incontro con Holly Holm (proprio quella Holly che poco tempo prima aveva detronizzato il mito Ronda Rousey), due balordi entrano nel ristorante dove Valentina, sua sorella e Pavel stanno cenando. È questione di attimi: Pavel cerca di difendere le due lottatrici estraendo una pistola, uccidendo uno dei due rapinatori e ferendo l’altro. Un proiettile, però, lo colpisce e viene trasportato d’urgenza in sala operatoria. La Shevchenko gli resta accanto senza mai perdere la lucidità. Entra nell’ottagono e alla fine dei 5 round, porta a casa una vittoria importante e di prestigio, per decisione unanime. Nel frattempo Pavel si rimette, viene dimesso e la vita del Team torna a quella di sempre. E allora via di allenamenti, sacrifici e passione. È la volta di Juliana Pena. Nemmeno a dirlo: armbar al secondo round, balletto kirghiso post-winning, Performance of the Night e Valentina vola verso il rematch con la leonessa brasiliana. Bullet sembra proiettata verso la cintura, ma a sorpresa e non senza contestazioni, a trionfare è ancora la Nunes e ancora ai punti. La Shevchenko dà sfoggio del proprio disappunto sia nel post-match che nella conferenza stampa ma è il momento di voltare pagina.

Nel Settembre 2017, Dana White lancia la nuova categoria di peso: quella dei pesi mosca (125 lbs). È roba di Valentina. L’atleta naturalizzata peruviana scende nella nuova categoria, appena cinque mesi dopo, seminando il panico tra le pretendenti al titolo. A febbraio del 2018 regola la sventurata Priscila Cachoeira (al suo amaro debutto in UFC) e punta direttamente al match titolato. Ad aspettarla è la rivale di sempre: quella Joanna Jędrzejczyk che ha dominato per anni la categoria dei pesi paglia UFC ma che non è mai riuscita a sconfiggerla. Al termine dei cinque round e per decisione unanime, la cintura è finalmente attorno alla vita della Shevchenko.

Qualche festeggiamento, ma Valentina non è atleta da far riposare i guantini UFC troppo a lungo. Per sua stessa ammissione, non ha mai avuto difficoltà a coniugare lavoro e tempo libero. Ecco quindi che ogni viaggio che fa, diventa un’occasione di studio, analisi e apprendimento. Sui social, infatti, la vediamo spesso allenarsi negli ambienti più disparati: sulla spiaggia o nella giungla; dalla Thailandia all’Amazzonia, senza distinzione. Nel giugno del 2018 fronteggia una malcapitata Jessica Eye, che finisce a terra al secondo round, dopo un devastante high-kick. Prima difesa del titolo, Performance of the Night e avanti tutta verso il prossimo sfidante, che porta il nome di Katlyn Chookagian. Copione già visto, e l’atleta statunitense si ritrova al tappeto nel corso del terzo round. KO tecnico, and still

Perché Valentina Shevchenko è questa. L’atleta d’acciaio, tutta professionalità e dedizione, che però si diploma come regista presso l’Istituto d’Arte del Kirghizistan. È la donna più letale del pianeta quando maneggia una Glock 19, ma che ama viaggiare, cucinare e che partecipa all’edizione peruviana di Ballando con le stelle. E, ad oggi, il suo record parla chiaro: un 19-3-0 che la catapulta di diritto nell’Olimpo della lotta femminile.

Tutti abbiamo un sogno che ci guida e che ci definisce. Il mio, è quello di diventare la Greatest of All Time” (Valentina Anatol’evna Ševčenko)

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