Ultima parte della nostra intervista con Garcia Amadori, head coach dell’MMA Atletica Boxe e fondatore del metodo All Points. In quest’ultima sezione abbiamo affrontato nel dettaglio sia la questione legata alla metodologia d’allenamento del maestro Amadori che quella inerente la scuola italiana nel settore degli sport da combattimento.
LE ORIGINI
Sono un attento e coraggioso sostenitore della scuola italiana, ma da sempre. Avendo incominciato prestissimo – a 6 anni – a fare sport da combattimento, ho un certo tipo di bagaglio personale e un certo tipo di sicurezza nelle varie discipline che racchiudono le MMA.
Ma tutto questo è dettato da un grande lavoro fatto già da piccolo con mio padre che mi stava addosso, e con cui ho iniziato a fare lotta libera; perché lui faceva la lotta libera. Non avevamo soldi, io non potevo fare altro; e lui mi ha detto: “Garcia, tu farai sport… e cominciamo da quello in cui io sono capace”. Quindi è stato lui che poi mi ha inculcato il fatto che: “…Ricorda che nel combattimento bisogna sapersi adattare. Se uno è più forte di te in piedi, lo devi portare a terra…”.
Quindi già lui mi aveva indirizzato. Nel suo lavoro mio padre era un artista; faceva il pittore lo scenografo e il light designer…quindi era un’artista a 360°. Quindi io sono cresciuto con una una forte consapevolezza dei miei mezzi e una crescita vera e propria nelle mie discipline, e questo lui diceva sempre: “Garcia bisogna sapersi adattare”.
Io in una disciplina quindi ho iniziato ad applicarmi tantissimo nel combattimento in generale.
LA SCUOLA ITALIANA
Se c’è qualcuno in Italia che sa fare bene il proprio lavoro, è giusto che si faccia avanti; che si faccia vedere e che porti avanti il discorso di scuola italiana. Perché io ho visto che non è tutto oro quello che luccica. Ho potuto vedere sulla mia pelle che in giro c’è tanta gente che si sa vendere benissimo, ma poi in sostanza non fa né più né meno di quello che viene fatto normalmente, però queste persone sanno veramente pubblicizzarsi molto bene.
Per esempio gli americani… fanno credere al mondo che lì è La Mecca, e io ti posso dire invece anche lì ho visto tante situazioni in cui… “mah”. Anzi, ti dirò di più: gli americani sono molto furbi rispetto a noi italiani. Così come i brasiliani… quando incontrano uno bravo, gli propongono il lavoro, lo vogliono nel loro team. Invece qui in italia quando vedono uno bravo, lo criticano, sono invidiosi, non gli offrono lavoro, è tutto un discorso di muro che fanno. È questo che rovina il nostro tempo in generale del lavoro… In italia non sanno apprezzare quello che di buono c’è. La gente piglia, se ne va e poi dice: “Ah, ma è un’eccellenza italiana!”… Però prima sputi in testa e critiche. La cosa che ben conoscono gli americani è la meritocrazia, e se sei bravo te lo sanno riconoscere. La cosa che sanno fare è riconoscere i meriti.
Io ho avuto più di un’occasione, in altri posti, in cui io ho avuto la percezione che erano veramente soddisfatti. Io ho avuto, sia in Brasile che negli Stati Uniti, la conferma che se sei bravo loro ti chiamano anche a lavorare… quindi trovi lavoro… ti chiamano proprio loro e sanno capire quando uno è bravo. Lo sanno apprezzare; non girano le spalle.
La nostra scuola italiana si può fare valere. L’ho dimostrato con i fatti coi, miei atleti e come scuola. La gente inizia ad accorgersene; anche all’estero se ne sono accorti. Abbiamo battuto le scuole straniere; anche americani, inglesi; abbiamo fatto un gran lavoro e adesso qualche frutto la gente inizia a vederlo… Perché abbiamo avuto dei riconoscimenti dall’estero; anche dei commentatori di Bloody Elbow… hanno ammesso che l’MMA Atletica Boxe ha scuola.
Io, per esempio, perché non ho mai accettato di lavorare all’estero, anche se avrei possibilità di andare dove voglio? Perché io voglio portare avanti la scuola italiana! Perché sono italiano e voglio che la gente riconosca che siamo bravi nel nostro mestiere. Io sono italiano; perché cavolo devo andare in un altro paese? Perché devo fare belli gli altri? Però io, qua, ho solo muro… gente che critica, gente invidiosa. Sono i miei stessi compaesani che sono anti-patriottici. Io ho un sistema: il metodo All Point. Ed è un metodo che funziona; che ha dato i suoi frutti e che ci ha fatti notare.
IL METODO ALL POINT
Come ti ho già accennato, il metodo è la mia visione di combattimento, dettata appunto da tutta l’esperienza che ho fatto fin da piccolino. Iniziando molto presto, e fino ad oggi… quindi specializzandomi in ogni disciplina: wrestling, brazilian ju jitsu e striking. Ma io preparo dalla A alla Z e quindi dietro non ci sono solo le discipline; ma c’è anche strategia e preparazione atletica.
Quindi io seguo un atleta – questa è la cosa principale – in tutto… a 360°. La differenza sta nel fatto che in altre palestre trovi il personal trainer, per quanto riguarda la preparazione fisica, quello che fa BJJ, quello che fa wrestling, quello che fa striking… Però secondo me è un concetto sbagliato. Ovviamente non tutti possono permettersi di fare quello che faccio io; perché non hanno la giusta conoscenza in ogni disciplina. Io l’ho dimostrato portando a un certo livello gli atleti. I miei atleti sono di livello… di un livello tale che possano competere tranquillamente anche a livello internazionale. Quindi non parliamo degli incontri della domenica; parliamo di situazioni importanti.
Un buon maestro si vede da queste cose… primo, dal fatto che sei capace di costruire un atleta da zero. Secondo, il livello… Il fatto che tu porti gli atleti a livello, contando ovviamente sulle tue forze – che consistono appunto nella preparazione in ogni singola disciplina -. Importante anche il saper correggere le lacune; perché poi da me sono venuti anche atleti che ho migliorato tantissimo, vedi Walter Pugliesi.
Stefano (Paternò, ndr) ne è un esempio. Perché lui da zero è venuto piccolino… non sapeva fare niente, e l’ho portato ai massimi livelli. Cioè livelli molto alti. Walter Pugliesi e uno che è con me da due anni e l’ho corretto tantissimo; aveva delle grandi lacune e gliel’ho corrette. Adesso è un atleta che dice la sua, ed è in continua crescita. E farà molto bene ancora.
All Point è soprattutto una metodologia. Perché oggi manca la metodologia… quindi il sapermi muovere in maniera multidisciplinare, mi avvantaggia. Non ho bisogno di nessuno, non ho bisogno del wrestler, dell’insegnante di wrestling, di quello o di quell’altro. Non ho bisogno di nessuno… Questo mi ha permesso di creare un mio metodo e un mio stile.