Cobra Kai Never Dies! La serie tv sequel di Karate Kid è già diventata un cult
9 Settembre 2020 1 Di Giuseppe AlbiCobra Kai – “Colpisci per primo. Colpisci forte. Nessuna pietà”. Il mantra del Cobra Kai è tornato e con esso anche quel sapore vintage che ha accompagnato intere generazioni a cavallo fra gli anni ’80 e ’90.
La storia si fonda principalmente su un antefatto iconografico rimasto negli occhi e nel cuore di milioni di appassionati: il calcio della Gru con il quale Daniel LaRusso sconfisse Johnny Lawrence nella finale dell’All Valley Karate Tournament del 1984.
Il lieto fine che manda tutti a dormire con la consapevolezza che il bene vince sempre sul male. Peccato però che il confine fra il bene e il male è più labile di quanto si possa pensare e che i due microcosmi, spesso, finiscono con il confondersi o addirittura il fondersi assieme. Un gioco di intersezioni che la serie Cobra Kai mostra di continuo, a partire già dalla scena iniziale.
La storia parte a distanza di 34 anni da quel famoso calcio. Johnny Lawrence, il cattivo, è ridotto alla miseria dopo una vita passata a rincorrere i fantasmi del passato. Daniel LaRusso, il buono, conduce una vita agiata dopo essersi felicemente sposato e aver avviato una carriera di successo nel campo della vendita delle auto.
Tutto moralmente giusto insomma. Tutto secondo le leggi del karma. Se non fosse che i ruoli del buono e del cattivo cominciano quasi subito ad entrare in un vortice di situazioni che stravolgono completamente la trama. Più si va avanti a guardare Cobra Kai infatti e più si ha l’idea di trovarsi di fronte ad un prodotto volutamente stereotipato sui temi dei karate movie degli anni ’80 con tanto di citazioni e tributi. Il tutto però con un sottile trash sullo sfondo all’interno del quale il buono e il cattivo si scambiano di continuo.
Ci si ritrova così a tifare una volta per il cattivo che è diventato buono e una volta per il buono che è diventato cattivo ma che poi torna improvvisamente buono. Se a questo si aggiungono anche dei personaggi nuovi rispetto al Karate Kid originale (ed altri che tornano come leggende dal passato) beh, la serie Cobra Kai risulta essere un mix in grado di coinvolgere più generazioni.
Altro fattore da non sottovalutare è l’uso del karate. Dopo anni contraddistinti da pellicole incentrate sul pugilato e le MMA, ci ritroviamo nuovamente di fronte al capostipite delle arti marziali adattate alle pellicole cinematografiche.
In Cobra Kai il karate segue l’andamento umorale dei protagonisti. C’è infatti un karate “buono” e un karate “cattivo”, anche se poi il tutto si riconduce ad un karate “giusto”. E questo non è uno spoiler perché ogni appassionato di arti marziali sa già che è così.
Ciò che fondamentalmente sorprende invece sono le coreografie di combattimento che ci mostrano un uso del karate più che dignitoso. E’ vero, abituati come siamo alla violenza dei giorni nostri non si ha mai la sensazione di pieno realismo, ma diversi scontri appaiono sostanzialmente gradevoli.
La serie infine ci mostra anche una moltitudine di tematiche importanti e attuali come il bullismo o le difficoltà economiche, il tutto non perdendo mai la leggerezza o l’umorismo che contraddistingue ogni episodio. Sicuramente un valore aggiunto celato in un prodotto considerato comedy.
Insomma, se siete appassionati di arti marziali o dei semplici nostalgici, la serie Cobra Kai è da guardare, non avete scelta.
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Info sull'autore
35 anni, Responsabile editoriale di TuttoMMA. La scrittura e gli sport da combattimento sono arti sublimi. Poter fondere entrambe è la mia più grande passione.
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