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Marvin Vettori, l’ultimo samurai

marvin vettori

Cinema ed MMA. Un binomio composto da due mondi apparentemente l’uno agli antipodi rispetto all’altro ma che, a ben guardare, potrebbero avere più analogie di quanto non si pensi. I social hanno azzerato le distanze tra gli atleti e i supporter.

Come fan, possiamo conoscerli, studiarli, quasi viverli. E le passioni degli stessi atleti escono fuori, senza filtri, anche a soddisfare l’ovvia fame di curiosità degli appassionati. Non di rado i fighter si identificano o vengono accostati ai protagonisti delle pellicole di maggior successo o che amano.

E poi, hey, le avete mai notate le citazioni che, settimanalmente, accompagnano le previsioni di quei pazzi dell’Odd Squad su TuttoMMA?

Spesso da bambini facevamo un gioco che recitava più o meno così: “Se fossi un film, quale saresti o quale vorresti essere?” E allora perché non provare ad applicare questo gioco all’amato mondo delle MMA? L’occasione che si presenta è di quelle ghiotte e il momento di rivedere il nostro Marvin Vettori nell’ottagono è sempre più vicino.

Se vogliamo accostare Vettori ad un film, è da lontano che dobbiamo partire. Più precisamente da un paesino in provincia di Trento, che conta poco più di cinquemila anime e che risponde al nome di Mezzocorona. È lì che nasce Marvin il 20 settembre del 1993.

È bene ricordare come, appena diplomato, sia partito da Mezzocorona alla volta dell’Inghilterra e che lì, lontano dalla famiglia e senza nessuno a guardargli le spalle, abbia iniziato a lavorare come buttafuori per mantenersi e pagarsi le lezioni alla London Shootfighters.

Un percorso che ricalca in alcuni frangenti quello che, nel Giappone feudale, i giovanissimi erano soliti intraprendere per coronare i propri sogni. Raggiungere l’eccellenza nelle arti militari e votare la propria vita alla difesa delle proprie terre e del proprio signore. Era la nobile causa dei samurai.

Certo, ad oggi le cose viaggiano su sentieri diversi da quella che era la situazione del Giappone di trecento anni fa… Ma se i samurai senza un daimyo da servire si prodigavano per difendere ed onorare i loro villaggi, così Marvin Vettori diventa The Italian Dream. Colui che incarna il sogno e le speranze italiane nelle MMA, portando in alto il nome di Mezzocorona e dell’Italia nel mondo.

L’hanno definito ostico, burbero, a tratti spigoloso e presuntuoso. In una battuta de L’ultimo samurai del 2003, riguardo al popolo dei samurai Tom Cruise diceva: “Sotto la loro cortesia percepisco un profondo mare di emozioni. Sono un popolo enigmatico. Dal momento in cui si svegliano, si dedicano interamente a raggiungere la perfezione in ogni gesto”.

È così Marvin Vettori. Un vulcano di emozioni, sempre focalizzato sul continuo miglioramento di se stesso. Sempre alla ricerca di avversari più impegnativi da affrontare. Uno che non ha mai cercato scuse. Non l’ha fatto quando ha perso contro Antonio Carlos Jr. e non l’ha fatto quando ha pareggiato contro Omari Akhmedov. Non l’ha fatto nemmeno quando ha perso, secondo i giudici, contro quell’Israel Adesanya lanciato a furor di popolo verso la cintura UFC. Non c’era arroganza ma solo rabbia. La frustrazione di non aver potuto dimostrare di essere più forte.

E nella scena magistrale in cui Ken Watanabe spiega a Tom Cruise i principi che ardono e su cui si basa la vita del samurai, c’è il Bushido e c’è Vettori.

C’è il suo coraggio. Quello che l’ha spinto a non tirarsi mai indietro quando la fortuna non era dalla sua parte. Quello stesso coraggio che lo faceva urlare di rabbia quando nessuno rispondeva alle sue sfide. C’era anche l’incoscienza di chi bruciava dalla voglia di combattere e allora tirava in causa anche quegli avversari che avrebbero dovuto farne polpette. Sulla carta, però. Perché a quegli appelli, non ha mai risposto nessuno. E se non fosse stata incoscienza, la sua, ma consapevolezza?

C’è il rispetto. Perché quello che nasce prima dei match e si trascina all’interno dell’ottagono, rimane lì dentro. Dopo l’incontro contro Hermansson c’è stato un urlo liberatorio e un abbraccio di ringraziamento e stima verso un fighter di alto livello che non si è chiamato fuori dai giochi al momento di giocare.

E proprio la vittoria contro lo svedese ha rappresentato una sorta di consacrazione per Marvin. Un successo schiacciante arrivato nel main event di UFC Vegas 16 e che ha acceso i riflettori d’oltreoceano su The Italian Dream. Di colpo il grande pubblico pare essersi accorto del fighter italiano che viene dal nulla. Il samurai di Mezzocorona che contro ogni pronostico e aspettativa, punta al trono di categoria.

Dopo il match con Hermansson la strada pare in discesa. Marvin chiama in causa Borrachinha che, forse ancora al tappeto dopo UFC 253, non risponde. A rispondere, invece, è quel Darren Till tante volte tirato in ballo dallo stesso Vettori.

Tutto fila liscio e i presupposti ci sono. Il camp portato a termine con successo, la scia dell’entusiasmo ad accompagnare il fighter italiano e la Top 5 lì ad un passo. Ancora una vittoria e poi chissà che quel trono non inizi a scottare.

Se, però, i detti non sbagliano mai, la fortuna è cieca ma la sfiga ci vede benissimo. È il destino beffardo che, ancora una volta, sembra accanirsi contro l’atleta trentino. Till si chiama fuori per infortunio, nel più classico esempio del passato che ritorna. Le speranze di Marvin sembrano crollare, colpite da quella stessa Inghilterra che gli aveva spalancato i cancelli delle MMA, poiché nessuno risponde agli appelli del Vettori furioso.

È Kevin Holland che si propone come sostituto. Ok, l’entourage di Vettori avrebbe forse preferito un avversario più alto in graduatoria (Big Mouth è attualmente decimo nel ranking UFC) ma la voglia di combattere è così feroce che all’italiano non resta che sguainare la spada e prepararsi alla battaglia, come un samurai che corre verso i propri sogni.

Un’altra battaglia, un’altra vittoria che gli ha spalancato le porte per una chance titolata contro Israel Adesanya. E allora eccoci di nuovo al punto di partenza, a riprendere l’inizio dell’articolo. Spesso da bambini facevamo un gioco che recitava più o meno così: “Se fossi un film, quale saresti o quale vorresti essere?” Disciplina, onore, rispetto e coraggio: “Questo è, Bushido“, la via del guerriero. Nessun dubbio al riguardo: se Marvin Vettori fosse un film, sarebbe l’Ultimo Samurai.

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