Nella notte fra sabato e domenica, in quel di Austin, Texas, si è disputato l’incontro tra il Georgiano Guram Kutateladze (12-3) e il Kazako Damir Ismagulov (24-1).
In una card ricca di finalizzazioni e spettacolo, i due, sconosciuti ai più, hanno dato vita ad un match elettrizzante. Livello tecnico altissimo, botta e risposta senza tregua per quindici minuti, un’equivalenza totale su tutti i piani stilistici delle arti marziali miste, a testimonianza della nuova corrente marziale proveniente dall’Est Europa, composta da lottatori sempre più completi, formati da durissimo lavoro e poche parole.
Ma come è possibile che due fighter così preparati a livello tecnico e stilistico abbiano dovuto incrociare i guanti così presto? 9 vittorie di fila di Kutateladze contro le 18 di Ismagulov, e una preparazione da top 15 che caratterizza entrambi. La promotion di Dana White avrebbe potuto metterli di fronte ad atleti di livello mediocre o poco più, in modo da gonfiarne i record, ottenere finalizzazioni e creare hype, come nel caso di Sean O’Malley, ad esempio.
Tuttavia è risaputo che l’olio motore della promotion non si trova solo all’interno della gabbia, ma anche e soprattutto fuori da essa. La creazione del personaggio mediatico non può che favorire l’ascesa del fighter, indubbiamente è stato proprio questo il segreto del successo globale della UFC, ma evidentemente ciò non ha riguardato i due pesi leggeri.
Bisogna però dire che in questo caso entrambi impersonano perfettamente lo spirito dell’artista marziale: poche parole, molto rispetto e preparazione meticolosa, aspetti che non possono fare altro che generare ammirazione.
Ismagulov ha vinto l’incontro al tavolo dei giudici, contrapponendo alla kickboxing esplosiva di Kutateladze, un brillante uso del jab, accompagnato da un footwork eccellente e schivate sorprendenti, trovando così la chiave per allungare la propria striscia vincente. Sicuramente sentiremo parlare anche dello sconfitto Kutateladze. Una cosa comunque è certa, il futuro è ad Est.
Articolo realizzato da Francesco Baroni