Alessio Sakara: “La gestione di Dana White non mi piace. Sogno un match con Rampage Jackson”
20 Aprile 2020Vi riportiamo alcune riflessioni di Alessio Sakara dal lockdown sul particolare momento che stiamo vivendo, sul futuro degli atleti italiani in Bellator e sulle sue aspettative all’interno della promotion, così come sono emerse in un’intervista rilasciata a BjPenn.com.
Sono fortunato perché ho la palestra in casa ed anche in periodi normali avevo l’abitudine di allenarmi qui prima di andare in palestra.
Sulla gestione dell’emergenza legata alla pandemia
Sono davvero felice di far parte di questa organizzazione. Scott Coker è un vero leader e sa cosa vuol dire essere un fighter perché lo è stato anche lui. Ha scelto di anteporre la sicurezza dello staff e dei fighter al business.
Non mi piace giudicare gli altri, ma posso dire senza problemi che non mi piace il modo in cui Dana White ha gestito le cose nel bel mezzo di una pandemia. Credo che persone nella sua posizione dovrebbero dare il buon esempio. Ma chiaramente ognuno fa quello che gli sembra più giusto in base alle proprie priorità.
Sul ruolo di ambasciatore per Bellator
Il mio lavoro (come ambasciatore di Bellator per l’Italia) è far conoscere le MMA al pubblico italiano, ma soprattutto diffondere l’etica marziale di questo sport, mostrando che alla base di tutto c’è il rispetto reciproco. Tra le mie attività ad esempio ci sono degli incontri nelle scuole in cui parlo ai ragazzi delle arti marziali e prendo posizione contro il bullismo. Inoltre vado alla ricerca di nuovi talenti italiani e li porto all’attenzione di Bellator Italia, cosa di cui sono molto orgoglioso.
Sono molto contento della squadra italiana che si sta formando, Pietro Penini merita pienamente di farne parte così come tutti gli altri. Presto ci saranno altri giovani fighters italiani di talento, l’Italia è pronta a farsi sentire a livello internazionale.
Sono sicuro che Bellator Milano si farà, ed io combatterò in quella card. Prima di allora spero di combattere fuori dai nostri confini però. Sarebbe dovuto succedere il 29 maggio, ma poi è esplosa la pandemia. In ogni caso io sono in forma, mi alleno regolarmente e aspetto una chiamata prima del match di ottobre, non appena il lockdown sarà finito.
Sul futuro come fighter
Mi sono dato l’obiettivo di combattere fino ai 42 o 43 anni. Il mio eroe è Randy Couture, lui ha combattuto fino ai 47. Io mi fermerò prima perché ho altri progetti oltre ai match in gabbia. Mi piacerebbe partecipare ad un torneo di massimi leggeri e sogno di poter combattere con Quinton Jackson, anche se so che è difficile. Lo rispetto moltissimo come atleta e penso che sarebbe un bel match up tra due strikers pericolosi. In ogni caso accetterò qualsiasi avversario. Mi farò trovare pronto fino alla fine.”